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09/12/2024

La stufa di Castel Fahlburg.

Il Castello di Fahlburg, originariamente una rocca medievale nota con il nome di „Turm zu Vall “, venne eretto nel XII secolo dai Signori di Zobel. Intorno al 1600 Jakob Andrä von Brandis rilevò la proprietà del maniero che decise di ristrutturare in stile rinascimentale. Dopo oltre 400 anni di proprietà familiare, nel 2021 il castello è stato venduto al gruppo Athesia di Bolzano, il cui fondatore, il Canonico Michael Gamper, è nato e cresciuto nelle immediate vicinanze. Il castello viene quindi restaurato completamente nel 2023/2024.

La stufa di Castel Fahlburg.

Il Castello di Fahlburg sorge nel paese altoatesino di Prissiano, in posizione panoramica sull’ altopiano assolato che domina la città termale di Merano. Un tempo i paesi situati sul Monte di Mezzo di Tesimo, sopra la Valle dell’Adige, erano ambiti luoghi di villeggiatura di nobili e borghesi. Il nome del paese deriva dal generale romano “Priscus”. Prissiano, con i suoi ca. 800 abitanti, si trova nelle immediate vicinanze del parco naturale Gruppo di Tessa, ed è anche chiamato il “paese dei castelli” per la numerosa presenza di castelli e manieri all’interno del suo territorio: Castel Sant’Erasmo, Castel Fahlburg, Castel Zwingenberg e Castel Katzenzungen. Oltre ai castelli, nel centro del paese si sono preservati una serie di monumenti storici, tra i quali spiccano la chiesa di San Martino e la cappella di Sant’Antonio. Circondato da vigne, alberi da frutto e castagni, il paese di Tesimo offre inoltre numerosi monumenti naturali di rara bellezza e luoghi in cui trovare pace e tranquillità. Spicca tra questi, ai piedi di Castel Katzenzungen, la vigna più grande e quasi certamente più antica del mondo, nota come Versoaln.

Castel Fahlburg è ricordato anche per un episodio del tardo Medioevo. In quel periodo era di proprietà di Barbara Jäger, una presunta ex amante del poeta e cantore lirico Oswald von Wolkenstein. Poiché sembra che egli cacciasse illegalmente sulle sue terre intorno al castello di Hauenstein am Schlern (Castelvecchio presso Siusi allo Sciliar), nacque una disputa che portò al rapimento di Oswald nel 1421 e alla sua prigionia presso Castel Fahlburg. Per costringerlo a cedere Barbara Jäger lo trattenne prigioniero nella torre e lo fece torturare. In quella stessa torre, da prigioniero, Oswald von Wolkenstein compose dei canti in cui denunciava con amarezza le torture subite.

Nel 1597 Jakob Andrä von Brandis rilevò la proprietà del maniero che decise di trasformare, a partire dal 1640 circa, in una ricca residenza rinascimentale. All‘interno della costruzione si conservano ancora molte parti dell’arredamento originale, in particolare le preziose boiserie, mobili, le antiche stufe in maiolica, soffitti lignei e capolavori del pittore barocco Stefan Kessler. Al suo interno si trova anche la cappella privata del castello, eretta su due piani, consacrata ad Ognissanti.

Dopo essere stato acquistato dal gruppo Athesia di Bolzano, nel 2024 il castello ha vissuto una colossale opera di restauro. I lavori hanno interessato ogni parte del maniero, dalle strutture murarie al tetto, dagli impianti elettrici ed idraulici agli affreschi, dai giardini alle antiche stufe a olle. Hanno collaborato un centinaio di aziende con mansioni e competenze differenti, tutte impegnate al raggiungimento del traguardo finale, quello di realizzare il restauro a tempi record. Decine di aziende si sono trovate a lavorare contemporaneamente in cantiere, e tra queste c’eravamo anche noi. Le nostre competenze di restauratori di stufe sono state richieste per il restauro di una stufa rinascimentale presente nel castello.

La stufa che abbiamo restaurato è presente nel castello fin dalla sua edificazione in stile rinascimentale. Si tratta di una stufa in ceramica maiolicata, di colore verde ramina lucido, databile alla metà del 1600. In merito alla manifattura che l’ha creata non si hanno notizie documentate. Possiamo affermare in modo generico che si tratti di una manifattura Tirolese, senza poter stabilire un luogo più preciso. Stufe del tutto analoghe sono presenti nei territori degli attuali Trentino, Sudtirolo e Nordtirolo, segnale di un buon interscambio di idee, progetti, ma anche di modelli, forme e stampi per stufe. Nei nostri territori sono documentati nei secoli ceramisti provenienti dalle zone dell’Austria, dalla Baviera, dalla Sassonia, ma anche dal Lombardo Veneto. Si trattava di lavoratori altamente specializzati che hanno portato le loro conoscenze nei nostri territori, arricchendo negli anni il grande bagaglio culturale legato al mondo delle stufe a olle. Alcuni di questi ceramisti sono rimasti per un periodo limitato, probabilmente giunti per una commissione specifica; altri invece hanno trovato nelle nostre provincie le condizioni ideali per stabilirsi in maniera permanente dando vita a manifatture che hanno operato per decenni se non addirittura per secoli. Il motivo del fregio posto nel rialzo della stufa, raffigurante due putti che suonano la tromba cavalcando un delfino, è uno dei fregi di quest’epoca che si ritrova più volte in stufe rinascimentali conservate sia a nord che a sud del Brennero. Questo elemento è posto in stufe molto differenti tra loro, sia per quanto riguarda la forma complessiva che il modello delle mattonelle principali, in alcune con decoro ad arabesco, in altre con decori stemmati.

La stufa, ad una prima visione generale, si presentava in discreto stato di conservazione. Come si è potuto constatare in fase di sopralluogo era già stata sottoposta in passato ad un intervento di consolidamento e manutenzione straordinaria, indicativamente negli anni ’80 del 1900.  Ad una visione più accurata, sono emerse parecchie criticità riguardanti l’apparato ceramico della stufa. Molte mattonelle presentavano fratturazioni, sbrecciature e lacune; in alcune parti la struttura danneggiata era stata ricostruita utilizzando un conglomerato a base di gesso, in altre utilizzando invece uno stucco a base di intonaco calcio-cementizio con l’inserimento di frammenti di laterizio. Le superfici presentavano inoltre delle difformità più accentuate in alcuni settori, causate da una spinta della struttura refrattaria interna verso la parete ceramica esterna. Nella facciata destra della stufa, parzialmente nascosta dalla vicinanza al muro perimetrale, sono emerse anche delle ceramiche di altro colore. Nello specifico alcuni listelli di colore bruno-vinaccia utilizzati nella composizione della cornice mediana, e di alcune cornici superiori della chiusura sommitale di colore verde assenzio-lime. La prima fase di lavorazione ha previsto la mappatura fotografica dei singoli componenti in ceramica, il rilievo con le misurazioni e la stesura di uno schema costruttivo. Successivamente si è proceduto con lo smontaggio in loco partendo dalla rimozione della cornice superiore, scendendo progressivamente ai livelli inferiori. Contemporaneamente si è provveduto ad una prima ripulitura grossolana dei materiali inerti instabili operando manualmente con scalpelli specifici. Fatto ciò si è proceduto con l’imballaggio delle maioliche e con la preparazione al trasporto presso il nostro laboratorio di Trento. Giunti in laboratorio viene avviata la fase di restauro dei singoli componenti ceramici della stufa. Questa è stata sicuramente la fase più impegnativa del restauro, che ha richiesto complessivamente circa 400 ore di lavoro.

Il restauro della stufa è iniziato con una prima fase di pulizia. Dalle singole mattonelle è stato tolto il materiale inerte ed il legante presente nella parte posteriore. Questa operazione si è svolta manualmente con l’utilizzo di scalpelli e raschietti, lavoro necessario al fine di alleggerire le maioliche e riportare a nudo le fortezze posteriori. Successivamente il restauro è proceduto con la pulitura della superficie maiolicata esterna, attraverso un primo lavaggio a mano con acqua e spugne. Per le impurità più consistenti, quali vernici, collanti e stucchi vari, si è deciso di procedere con l’utilizzo di un pulitore a vapore e raschietti. Di seguito si è passati alla fase di consolidamento e riparazione delle mattonelle fratturate. I pezzi combacianti sono stati incollati e successivamente rinforzati. Le sezioni ed i pezzi mancanti sono stati ricostruiti con l’utilizzo di prodotti specifici e quindi ritoccati con colori per ceramica a freddo.

Conclusa la fase di restauro dei singoli elementi in maiolica, ricomposte le mattonelle fratturate, ricostruiti i pezzi mancanti ed effettuati i ritocchi dove necessario, si è proceduto con un pre assemblaggio nella nostra bottega. Questa operazione si rende necessaria al fine della ricostruzione in quanto risulta possibile verificare il rispetto delle misure originali della stufa, e nel caso intervenire con degli aggiustamenti ove necessario. Verificato che tutto il lavoro fatto fino a qui fosse idoneo, si è proceduto con l’allestimento del cantiere presso Castel Fahlburg e con il trasferimento di tutto il necessario per la posa in opera nel luogo originale.

L’ installazione presso la sede originale di Castel Fahlburg ha previsto la nuova costruzione di tutta la parte tecnologica riguardante il riscaldamento con la legna, ovvero la posa di una nuova camera di combustione in refrattario ad alta densità, la costruzione dei nuovi giri di fumo e la posa di uno sportello di alimentazione in ghisa a tenuta ermetica, nonché un nuovo allacciamento alla canna fumaria per l’evacuazione dei fumi. La tecnica di costruzione seguita per la posa della struttura interna, è stata quella ad ipocausto (con camera d’aria tra refrattari e maioliche) per salvaguardare il più possibile le maioliche originali. L’impianto risulta quindi essere ora in linea con le norme del settore (EN-15544 e UNI-10683). Nella delicata fase di posa in opera si è prestata particolare cura alla collocazione dei singoli elementi, in modo da eliminare alcune imperfezioni riscontrate nell’assemblaggio precedente, soprattutto in merito a linearità e perpendicolarità; le fughe tra i vari elementi sono state rese uniformi, in modo far combaciare misure e forme.

Trattandosi di un bene tutelato dalla Soprintendenza Provinciale ai Beni Culturali, ogni fase di lavorazione ha dovuto seguire un certo iter di lavorazione, catalogazione e documentazione. È stato grande per noi l’appagamento per aver contribuito a questo importante progetto, volto a riportare agli antichi splendori uno dei castelli più belli dell’Alto Adige, oggi fruibile per eventi pubblici e privati. Soddisfazione ripagata anche dalla visita a sorpresa dell’assessore provinciale per i musei ed i beni culturali della provincia di Bolzano, Philipp Achammer, che si è voluto complimentare di persona per l’ottimo lavoro svolto.