Restauro stufa Brambilla, Monza.
«Se vi fosse proposto un premio and’essere riscaldati il più malamente possibile e con la maggior spesa di legne, l’inventore dei cammini avrebbe riportato la palma». Questo è ciò che scrisse Benjamin Franklin quando iniziò ad interessarsi allo studio dei caminetti e delle stufe al fine di apportarne migliorie significative. Tra i molti contributi che Franklin ha fornito alla scienza, c’è anche l’invenzione della stufa che porta il suo nome. È un modello di stufa caminetto che consentiva (e consente ancora) un notevole risparmio di combustibile.
Benjamin Franklin (Boston 1706 - Philadelphia 1790), tipografo, editore, giornalista, scrittore, economista, diplomatico, statista, musicista, fisico ed inventore, fu forse il più famoso ed eminente cittadino americano del suo tempo. Tra i promotori dell’indipendenza delle colonie americane, con la sua opera diplomatica come ambasciatore presso la corte del re di Francia contribuì in maniera determinante al successo della Rivoluzione Americana. Unico tra tutti i Padri Fondatori, concorse a redigere e firmò tutti i documenti fondamentali per la nascita degli Stati Uniti d’America, dalla Dichiarazione di Indipendenza sino alla Costituzione, fondò la Società Filosofica Americana, la prima compagnia di Vigili del Fuoco, la prima società di assicurazione contro gli incendi ed istituì il Ministero delle Poste. Con i suoi scritti ed il suo impegno promosse un nuovo modello di istruzione, realistico, laico e sperimentale, fondando l’istituto che poi divenne l’Università di Pennsylvania e la prima, e per lungo tempo la più importante, biblioteca circolante degli Stati Uniti. Grazie alla sua esperienza di tipografo, fu tra i primi a stampare la cartamoneta americana, determinandone l’affermazione.
In tutto ciò, trovò il tempo di inventare gli occhiali con lenti bifocali, di costruire il primo catetere elastico prodotto nelle Americhe, di attraversare un tornado al galoppo sul suo cavallo, per studiarne le caratteristiche, e, con ancor più temerario coraggio, di pubblicare sulle sue riviste alcune tra le prime previsioni del tempo. Condusse studi sulla Corrente del Golfo, contribuendo a determinarne i limiti con misurazioni di temperatura, sull’elettricità, che lo portarono all’invenzione del parafulmine, e sui camini, con l’ideazione di quello che è ancora oggi conosciuto come “Caminetto Franklin”.
Franklin individua diversi motivi per i quali i caminetti fanno fumo, e suggerisce i rimedi adatti. Ma il punto principale che Franklin per primo colse, in un’epoca in cui nessuno sapeva molto sul calore, e poco di più sul fumo, fu che il fumo era in realtà più pesante dell’aria, e che non avrebbe mai potuto risalire una canna fumaria senza l’apporto del calore, nozione del tutto ignorata prima di lui: molti pensano che il fumo sia di sua natura e per sé stesso più leggero dell’aria, e che risalga in essa per lo stesso motivo per cui il sughero galleggia sull’acqua. Consapevole che una colonna d’aria e fumo calda che risale una canna fumaria crea un debito d’aria nell’ambiente in cui si trova il caminetto, Franklin dedusse logicamente che un apporto di aria fresca deve essere in qualche modo assicurato all’ambiente, e propose vari suggerimenti, tra cui una presa d’aria posta direttamente nel focolare e collegata all’esterno.
Un’altra intuizione fondamentale, per quanto non suffragata da dimostrazioni tecniche, fu che “l’apertura dei caminetti nelle stanze è troppo grande, cioè, troppo larga, troppo alta, o entrambe le cose”, con la conseguente osservazione che “le aperture corrispondenti a condotti più alti possono essere più larghe, e quelle di condotti più corti devono essere più piccole”, introducendo, sia pure intuitivamente, il principio della proporzione tra bocca del camino ed altezza della canna fumaria, proporzione oggi considerata ovvia.
Mentre studiava come migliorare l’efficienza dei camini, Franklin era anche alle prese con uno studio su come sbarazzarsene definitivamente, sostituendoli con strumenti più efficaci. Insieme alla lettera sui camini, negli Atti della Società Filosofica Americana, venne anche pubblicata una “descrizione di una nuova stufa per bruciare carbon fossile e consumare tutti i suoi fumi”.
Il risultato pratico degli studi di Franklin fu dunque una stufa-caminetto che prese il suo nome, ma fu conosciuta anche come “stufa di Pennsylvania”. Realizzata in metallo, molto economica grazie allo sviluppo delle tecniche metallurgiche ed alle prime produzioni di serie, ebbe uno straordinario successo.
Verso la fine del Settecento queste stufe, ma soprattutto i risultati degli studi di Franklin, giunsero in Europa. A Castellamonte, in provincia di Torino, dove era fiorente la lavorazione dell’argilla, il modello Franklin venne adattato alle stufe in ceramica ed ebbe un immediato successo. Dalle botteghe piemontesi uscirono negli anni centinaia di stufe in terracotta, e visti gli ottimi risultati in termini di efficienza e rendimento, furono spesso copiate e modificate.
La storia di questa particolare stufa che abbiamo avuto il piacere di restaurare e riportare in funzione, non può essere raccontata in modo esaustivo. Documenti d’archivio sulla manifattura “Carlo Brambilla” di Monza non ne abbiamo ritrovati, vista anche la difficoltà dovuta alla distanza geografica. Siamo però riusciti a trovare traccia di questa ditta nell’ ANNUARIO INDUSTRIALE DELLA PROVINCIA DI MILANO – ANNO 1933. Alla pagina 184, nella sezione MECCANICI – Apparecchi di riscaldamento è riportata una piccola colonna con i dati dell’azienda. Si è potuto così scoprire la data di fondazione, il 1900, l’ubicazione della sede in quell’anno, e la tipologia di prodotti realizzati e commercializzati. Nell’annuario la sede dell’azienda è indicata in piazza Duomo 2 a Monza, mentre sulla stufa l’indirizzo riportato è quello di via Italia 19, sempre a Monza. Si tratta di due indirizzi che distano tra loro meno di 100 metri; è probabile che uno corrispondesse all’indirizzo dell’abitazione e sede legale e l’altro alla officina, o che magari negli anni ci sia stato un trasferimento. Di sicuro la stufa è antecedente al 1933: possiamo collocarla nel primo decennio del ‘900.
Ritornando all’intervento di restauro effettuato, c’è da segnalare il pessimo stato in cui ci è stata consegnata. A seguito di un incidente la stufa è stata rovesciata, frantumandosi in molteplici pezzi, come si può vedere chiaramente dalle foto. Anche lo sportello in ghisa con finestrelle in fogli di mica ha subito danni notevoli. Si è trattato di un restauro impegnativo ma che ha portato ad un risultato sorprendente, tanto per noi che per il proprietario. Ora finalmente è ritornata a fare quello che gli riesce meglio: riscaldare la casa e il cuore di chi la sa apprezzare.